Non c’è evangelizzazione senza adorazione
Pubblicato il 21 giugno 2011 da cappellania universitaria palermo
di Andrea Zambrano (La Bussola Quotidiana)
21-06-2011
Di questo e della straordinaria messe di grazie, conversioni e risvegli della fede che la presenza davanti al Santissimo Sacramento sta generando nel mondo cattolico, si è iniziato a parlare ieri al Salesianum di Roma in un convegno con esperti e ben sette cardinali e che troverà il suo momento clou nella messa celebrata da Papa Benedetto XVI e nella successiva processione del Corpus Domini di giovedì.
Padre Justo Lo Feudo, nato a Buenos Aires nel 1941 è tra i missionari della Santissima Eucarestia, associazione privata clericale di diritto diocesano, che ha per carisma la promozione, l’organizzazione e la creazione in tutto il mondo dell’adorazione perpetua nelle parrocchie e nelle diocesi. Associazione costituita da Mons. Dominique Rey, Vescovo di Fréjus-Toulon il 17 luglio 2007 a Paray-le-Monial e che ha organizzato il convegno confidando nel fatto che la nuova evangelizzazione parte dall’adorazione.
Padre Lo Feudo, che cosa si sta risvegliando?Quello di cui parla il Papa quando si riferisce ad una primavera eucaristica, che sta risvegliando lo stupore davanti all’Eucarestia.
Primavera? Vuole dire che prima c’era un inverno?Purtroppo per ragioni falsamente pastorali e per una falsa ermeneutica, l’Eucarestia si è banalizzata e si è perso questo stupore.
Perché?Le cause sono molteplici, a cominciare dal fatto che una certa liturgia ha favorito l’indebolimento di questa pratica. A ciò si aggiunga la creatività che va contro il sacro. Invece l’Eucarestia ci rimanda al sacrificio e a un banchetto che non è solo un convivio tra uguali, ma è sacro. Ecco, l’Adorazione Eucaristica ci fa ritornare all’essenziale e prolungare questo mistero che si celebra nella messa.
Quali tappe hanno portato a questa primavera? Verrebbe da pensare all’adorazione di Benedetto XVI nella piana di Marienfeld a Colonia nel 2005.A livello mediatico sì, ma appena prima c’erano stati l’enciclica di Giovanni Paolo II Ecclesia de Eucharistia e l’anno eucaristico. Nel 2004 abbiamo aperto tantissimi centri di adorazione perpetua. In generale, sono tanti ormai i documenti del Magistero che raccomandano che ogni centro urbano più o meno importante abbia almeno una cappella dell’adorazione perpetua.
Giorno e notte? Qual è il target di fedeli?E’ difficile dare una risposta organica, perché le storie sono diverse in ogni luogo. Però possiamo dire che sono tante le persone che, cominciando un cammino di conversione, si sono sentite attratte da questa presenza. A volte invece si trova maggiore resistenza presso fedeli che sono da sempre in chiesa e altre ancora succede che qualche sacerdote la rifiuti per una falsa ermeneutica secondo la quale l’Eucarestia non ci è data per essere adorata.
Fino a questo punto?Eppure il Papa ci ricorda spesso, citando Sant’Agostino, che nessuno mangia di questa carne senza adorarla.
Che cosa dà di più l’Adorazione rispetto alla Comunione?Non è un di più, ma è un prolungare, un approfondire il momento dell’incontro. Prendiamo ad esempio il momento della messa dopo la comunione. Giovanni Paolo II faceva dieci minuti di ringraziamento, invece spesso - anche se di questo mi accorgo soprattutto all’estero - la gente sopporta non più di tre minuti, dopo di che comincia ad agitarsi, a tossire, a muoversi.
Viviamo nella società dell’immagine. Come fate a spiegare che l’Eucarestia non è solo un simulacro?Senza la Grazia di Dio è impossibile, eppure ho visto persone lontanissime da Dio che si dicevano atee o agnostiche e che ora sono adoratori. Chi ha fatto questo? Il Signore, mi rispondo.
E il farlo in un mondo frenetico? Continuamente alla ricerca di un luogo in cui distrarsi, evadere? Non vi sembra una sfida immensa?Bisogna entrare nell’ottica che anche il tempo vada evangelizzato. Non ci si ferma davanti a un’immagine, ma ci si ferma davanti ad una Presenza. In fondo si tratta per ognuno di noi di trovare un’ora alla settimana da dedicare a Gesù.
Nelle adorazioni il rischio non è forse quello di pretendere di fare? Parlare, leggere o fare altro?Spesso cadiamo nella trappola del fare, ma la nostra presenza non è passiva: è aperta alla Grazia. D’altra parte, così come non possiamo rimanere sotto il sole senza essere toccati dai raggi, non possiamo rimanere davanti al Signore, pur con tutta l’opacità della nostra fede, senza che le Grazie ci arrivino.
Qualche esempio?Ricordo una ragazza: aveva avuto problemi con il satanismo. Ne era uscita, ma restava molto rancorosa. Un mio confratello le disse: “La so io la medicina per te. Va tutti i giorni in adorazione almeno un’ora”. Ebbene…
Ebbene?L’ho rivista dopo tre mesi: un agnellino! Si ricordi: l’adorazione perpetua è il più potente esorcismo che una città possa avere.
Come si organizzano le comunità per questa presenza?In genere si parte dai 400 ai 700 iscritti, con turni di un’ora alla settimana per ciascun adoratore. A volte si riesce anche ad arrivare a diecimila. Il passaparola è formidabile.
Come nasce storicamente l’adorazione?San Pietro Giuliano Eymard è uno dei santi di riferimento, ma quello dell’adorazione è un bisogno che nasce molto presto nella Chiesa, con la presenza della riserva per i malati. Se lui è presente, allora si può adorare, perché è un bisogno insito nel cuore dell’uomo.
Parliamo di numeri in Italia.Ci sono già 50 cappelle dell’adorazione perpetua, ma c’è ancora molto da fare. Ad esempio nelle Marche ci sono 4 centri, tra cui Senigallia, Urbino, Ascoli, ma sono in previsione altre due a Jesi e Fano.
Che bisogno c’è di adorare giorno e notte?E’ una domanda cruciale, ma la risposta è altrettanto decisiva. Si adora Gesù Cristo, Colui che non cessa mai di essere Dio e di amarci di un amore eterno, è un unirsi alla liturgia celestiale dove il Padre e il Figlio sono adorati senza sosta.
Qual è lo scoglio più difficile? Trovare adoratori per la notte?Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, no. Certo, di notte ci sono meno adoratori, ma la gente è più fedele e più responsabile.
Come si concilia l’adorazione con la devozione a Maria?Io sono consacrato alla Madonna, in tutto il mio sacerdozio vedo la sua mano e chiediamo sempre di consacrare le cappelle alla Madonna, che è la prima adoratrice.
Che cosa immagina che vi dirà il Papa in occasione del convegno in corso?Che ci incoraggi, lui stesso disse che l’adorazione non è un lusso ma una priorità.
Com’è la situazione nel mondo?Ci sono ormai 3.000 cappelle di adorazione perpetua nel mondo. Quasi la metà sono negli Stati Uniti. Si pensi che nel solo Texas, nella zona di Huston, ci sono tante cappelle quante in Italia. Merito di un sacerdote che ha avuto una grande chiamata. Ricordiamo però che le adorazioni perpetue sono portate avanti da laici.
E nei Paesi dove i cristiani sono perseguitati o lo sono stati in un recente passato?Avvengono cose strabilianti. A Mosca ad esempio, ma anche a Timisoara in Romania. L’iniziativa era partita dai greco cattolici, ma non c’erano adoratori a sufficienza per coprire l’intera settimana, allora si sono rivolti ai cattolici di rito romano e dato che non si raggiungeva ancora il numero per partire, siamo andati dal metropolita ortodosso, che ci ha benedetto e ci ha permesso di andare a predicare durante una divina liturgia. Abbiamo raggiunto il quorum e l’adorazione perpetua va avanti da cinque anni. Questo è l’ecumenismo, tenga presente che gli ortodossi non hanno l’adorazione.
Com’è la situazione in Europa?In Francia ci sono circa 50 cappelle come in Italia, ma la situazione è molto vivace anche in Spagna dove il 30 giugno partirà l’adorazione perpetua a Saragozza. Ne è stata aperta una a Ginevra, nella patria di Calvino, al momento è molto duro introdurla in Germania o in paesi come l’Olanda, mentre in Austria c’è qualche presenza, così come in Inghilterra o in Irlanda.
E nei Paesi non cristiani di tradizione?In Siria ad esempio, ma la storia dell’Iraq ha dell’incredibile. Quando gli inglesi hanno lasciato Bassora, sono nate due cappelle, una a Mossul e una a Bassora. Alla partenza delle truppe britanniche di notte c’era il coprifuoco, così i fedeli trasferivano il Santissimo Sacramento in un’abitazione privata dove l’adorazione andava avanti tutta notte. Al mattino, si rientrava in chiesa. Lo vede? Questa è fede.
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