MESSAGGIO PER LA
QUARESIMA Mons. F. Moraglia
Amministratore apostolico
della Spezia-Sarzana- Brugnato e Patriarca di Venezia
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Carissimi,
attraverso l’anno liturgico, la Chiesa santifica il tempo;
il nucleo originario di tale
suddivisione temporale è costituito dalla domenica,
denominata a ragione piccola Pasqua
settimanale. Con il trascorrere del tempo si avvertì sempre
più l’importanza di porre
l’accento sulla memoria annuale della risurrezione di Cristo
- la grande Pasqua annuale -
e, in pari tempo, si avvertì la necessità di far in modo che
la più importante festa dell’anno
fosse preceduta da un congruo tempo di preparazione.
Quaresima, inizialmente, era
semplicemente la denominazione con cui s’indicava la prima
domenica di Quaresima, in
seguito passò a indicare il tempo che aveva inizio quella
domenica, protraendosi fino al
Triduo sacro. Dal VII secolo anche in Occidente, imitando la
prassi orientale, si
considerarono i quaranta giorni di digiuno di Gesù nel
deserto; la domenica, però, non era
consentita la pratica del digiuno. Allora, volendo rimanere
fedeli ai quaranta giorni, si
anticipò l’inizio della quaresima al mercoledì precedente la
prima domenica, denominato
delle ceneri.
Iniziando il cammino quaresimale, che è essenzialmente tempo
di conversione e di
riscoperta del battesimo, siamo chiamati ad un maggiore
raccoglimento e ascolto della
parola di Dio. All’inizio di questa Quaresima 2012, invito
tutti a dar maggior spazio
all’adorazione eucaristica che notte e giorno si tiene nella
cappella del Crocefisso; è qui
che, da domenica 22 gennaio u. s., la diocesi conviene per
l’adorazione eucaristica.
Richiamo l’icona evangelica di Maria che ai piedi di Gesù lo
ascolta (cfr. Lc 10, 10); Maria si
perde in Lui ma, in realtà, si ritrova - secondo le stesse
parole di Gesù - nell’unica realtà
necessaria che mai le sarà tolta.
L’adorazione eucaristica è il naturale prolungamento della
celebrazione e, a sua volta,
se è veramente tale, ci prepara a una nuova celebrazione; la
santa Messa, invece, è l’atto
più grande di adorazione che si possa dare. Esiste tale
legame interiore tra celebrazione e
adorazione, dove l’una non esclude l’altra ma, piuttosto, la
include; in tale nesso intrinseco
si dà la pienezza della fede cattolica nell’Eucaristia. Ci
può aiutare a capire l’intimo nesso
tra celebrazione liturgica e adorazione il Catechismo della
Chiesa Cattolica, in cui, si dice:
«La missione di Cristo e dello Spirito Santo che, nella
liturgia sacramentale della Chiesa,
annunzia, attualizza e comunica il Mistero della salvezza,
prosegue nel cuore che prega. I
padri della vita spirituale talvolta paragonano il cuore a
un altare. La preghiera
interiorizza e assimila la liturgia durante e dopo la sua
celebrazione. Anche quando è
vissuta “nel segreto” (Mt 6, 6), la preghiera è sempre
preghiera della Chiesa, è comunione
con la Santissima Trinità» (n. 2655).
Come spesso ricorda Benedetto XVI, non dobbiamo temere il
silenzio; esso è l’inizio
dell’ascolto per eccellenza, ossia l’ascolto di Dio; ogni
vero ascolto di Dio si apre
all’adorazione. C’è un raccoglimento che parte dal nostro io
e che, non di rado, sfocia nella
contemplazione di se stessi, soffermandosi sulle proprie
ferite o progettualità insoddisfatte.
Ma per il discepolo si dà una possibilità non sempre
considerata appieno, ossia
ricuperare il silenzio interiore raccogliendosi intorno a
quel “Tu” che si è consegnato in un
po’ di pane spezzato e che è vivente e reale rendimento di
grazie a Dio da parte dell’intera
umanità. Nel gesto semplice e umile, che si chiama
adorazione, c’è da parte dell’uomo, di
ogni uomo, la possibilità di quella riforma personale che si
chiama conversione e che è
l’unica vera novità di un mondo che da solo non ha la forza di
superare la ripetitività dei
gesti unicamente umani.
Chiedo ai parroci e ai sacerdoti di sostenere, con
convinzione ancora più grande, il
valore e la novità di ciò che ininterrottamente avviene,
giorno e notte, nella piccola
Cappella del Crocefisso annessa alla Chiesa proto cattedrale
di Santa Maria: l’adorazione
eucaristica.
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