mercoledì 19 ottobre 2011

MONASTERO INVISIBILE : EUCARISTICO

"RESTATE QUI E VEGLIATE CON ME"
Nella Chiesa di Pisa il numero e la qualità delle vocazioni autentiche (familiari, religiose, missionarie, presbiterali e di speciale consacrazione), sono commisurate alle effettive necessità della Diocesi?

Anche  la nostra Diocesi si pone questo problema: ci sono frutti di nuove vocazioni ma queste non sono  sufficienti  alle necessità.

Che fare? Senza scoraggiarsi bisogna chiederle con perseveranza infatti, come si è detto nel post dell'8 Ottobre, non è impossibile ottenere TANTE SANTE VOCAZIONI!
Perché? Semplicemente perchè è Dio stesso che per primo le vuole concedere e questo per il bene di tutto il suo popolo : quindi Lui non tarderà ad esaudire le nostra preghiere se queste saranno ben fatte ,come ci assicura la Sacra Scrittura!

Allora ,dicevo, non bisogna scoraggiarci però siamo tutti invitati ed interpellati da Gesù stesso a domandarcene la ragione - il perché -…

In definitiva, dobbiamo trovare e togliere cio che c'è di sbagliato nel nostro agire o nel nostro chiedere che non ci permette di ottenere i frutti sperati.
Tutto ciò deve essere oggetto di una nostra accurata revisione di vita sia a livello individuale che comunitario in modo da poter trovare così una soluzione efficace al problema.

Forse qualcuno di questi motivi, come Gesù ricorda molte volte ai suoi Apostoli nei Vangeli, andrebbero ricercati semplicemente nella nostra poca fede, oppure nella nostra preghiera incostante…
E' però certo che se riusciremo a smascherare e rimuovere dai nostri comportamenti tutti questi impedimenti, molto presto ci verrà concesso quanto chiediamo.

La mia proposta che faccio  agli amici del blog è allora questa:
Perché non ci mettiamo TUTTI INSIEME in preghiera davanti al Signore (..erano un "cuor solo ed un’anima sola"si legge negli Atti..), fortemente uniti tra di noi e in comunione con Gesù , domandando quindi "nel suo Nome", ed implorando Dio con tutto il cuore e con perseveranza  Egli ci concederà quanto ci necessita.

Questa preghiera fatta "IN COMUNIONE, IN UNITA’ E PERSEVERANZA" è ciò che io chiamo "CORDATA DI PREGHIERA" , proprio perché come nel tirare una fune la forza diventa sempre più grande quanto maggiore è il numero delle persone e quanto più concordi sono i loro sforzi, così la preghiera : essa diventa sempre più forte ed esplosiva quanto più noi siamo numerosi, ma anche e soprattutto quanto saremo più uniti e concordi, tra di noi e con Dio.

Il mio convincimento è questo : se diventeremo capaci di organizzare una vera cordata di preghiera perseverante nel tempo, allora, CON L’IMPEGNO DI TUTTI, si realizzerà facilmente e molto presto ciò che domanderemo.

In Arcidiocesi a Pisa è presente già da un anno una iniziativa promossa da Don Francesco Bachi del Centro Diocesano per le Vocazioni :

                                               il  " MONASTERO INVISIBILE"

 dove siamo tutti invitati  a partecipare per ottenere da Dio  nuove e sante vocazioni.

Come potete vedere dal link ,si può offrire  un tempo di preghiera ,scegliendo il momento del giorno o della notte nel quale è più facile impegnarsi.

"RESTATE QUI E VEGLIATE CON ME"
 Questa importante iniziativa diocesana si potrebbe interpretare in "chiave eucaristica",  organizzando quindi una ADORAZIONE EUCARISTICA CONTINUATA,  in modo da poter avere nella città di Pisa , in ogni momento della giornata, sempre qualcuno in adorazione e in preghiera davanti a Gesù , che possa intercedere per tutti i bisogni della nostra Diocesi ed in particolare per ottenere TANTE SANTE VOCAZIONI.

LE MODALITA' OPERATIVE potrebbero essere queste:
Come primo passo
- cercando di partecipare alle ore di adorazione che vengono fatte OGNI SETTIMANA nelle cappelle e nelle chiese della città ( vedi la tabella all’inizio  ed alla fine del blog)

- chi fosse impossibilitato a poter partecipare ( per motivi di lavoro , studio, malattia o altro..)può unirsi attraverso l’Adorazione Eucaristica fatta via web ( cliccando sulla stessa tabella anzidetta)

In un secondo tempo, per chi di noi vorrà impegnarsi un po’ di più , si potrebbe iniziare a scegliere  un "turno fisso settimanale" di 1 ( o più) ore di Adorazione , sempre nel posto che ci è più comodo( Chiesa ,Cappella, casa nostra, ufficio,negozio...)
Procedendo in questo modo si compilerà una tabella con i "Turni di Adorazione" in modo da poter coprire via via, tutte le ore del giorno e, a Dio piacendo ,anche quelle  del primo mattino e della notte.

Il "sogno nel cassetto" è quello di poter avere, anche a Pisa , una Chiesa o una Cappella che diventi il cuore, il centro di riferimento,  di tutta la città .

NdR: l'Adorazione Perpetua di 24H al giorno per tutti i giorni dell'anno è già una realtà per cinquanta parrocchie (anche di paese!) italiane, di cui 5 toscane, come puoi leggere nel link e nel post precedente.

domenica 16 ottobre 2011

GIORNO E NOTTE DAVANTI ALL'EUCARESTIA

 Giorno e notte davanti all’Eucaristia

Articolo  da :  ToscanaOggi
(settimanale di informazione religiosa)

           di Maurizio Gori


Nel mese di maggio di quest’anno sono cinque anni che è iniziata l’Adorazione perpetua dell’Eucarestia nella chiesa di San Paolo a Pistoia. L’idea è nata dalla Fraternità di Gerusalemme, i monaci in città, che ha il carisma della preghiera continua. Infatti, con quest’iniziativa si tiene viva la preghiera giorno e notte davanti all’Eucarestia, con una staffetta continua di fedeli, che è interrotta solo durante la Messa delle 10 della Domenica. L’adorazione è per 24 ore al giorno, per 365 giorni l’anno. Questo progetto - come ci dice don Giordano Favillini, priore della Fraternità - è rivolto ai laici delle parrocchie ed è gestito da loro. Nell’arco della settimana sono circa quattrocento le persone che si avvicendano in quest’orazione continua, provenienti da tutta la Diocesi.

L’adorazione avviene in una piccola cappella, adiacente alla Chiesa, con una porta a vetri e l’ingresso sulla strada. Vi sono trecento persone iscritte e che coprono regolarmente un orario, altre cento vengono saltuariamente e ancora cento persone che mediamente si fermano per pregare quando passano davanti alla Chiesa.
Quest’esperienza ha la sua origine dalla Basilica di Sant’Anastasia a Roma. La testimonianza dell’Adorazione Eucaristica Perpetua (A. E. P.) è quella di porre il Cristo al centro della vita, trovare uno spazio di riflessione e di raccoglimento, anche nei momenti più intensi della nostra quotidianità. La volontà di questi gruppi è quella di ripartire dal  silenzio, per ascoltare la voce di Dio; il silenzio del momento dell’adorazione e la sosta nella corsa di tutti i giorni. Si vuole tenere accesa la fiamma della preghiera che intercede per tutti i cittadini di Pistoia e per tutto il mondo.

L’organizzazione si rifà al Capitolo 5, versetti 6 e 12 dell’Apocalisse, nella visione dei quattro esseri viventi e di ventiquattro vegliardi. I quattro esseri corrispondono alle quattro fasce orarie: dalle 24 alle 6; dalle 6 alle 12; dalle 12 alle 18 e dalle 18 alle 24. Vi sono ventiquattro volontari responsabili ciascuno di un’ora della giornata. Ogni responsabile tiene i contatti con tutti quelli che vengono a pregare in quell’ora. Il parroco è la figura di riferimento di questo gruppo di fedeli.
In sostanza, quando nella città, anche nella notte, quando ci si diverte o si dorme c’è sempre qualcuno che veglia e prega.

Le cinque sedi toscane dell’associazione
L'esperienza dell’Adorazione eucaristica perpetua ha la sua origine dalla Basilica di Sant’Anastasio a Roma, come progetto per rigenerare la vita religiosa delle parrocchie: alla base le esortazioni contenute nel magiestero della Chiesa che sottolineano la necessità di questa pratica religiosa. Giovanni Paolo II scriveva, ad esempio, nella sua enciclica Ecclesia de Eucharistia: «c’è un rinnovato bisogno di trattenersi a lungo, in spirituale conversazione, in adorazione silenziosa, in atteggiamento di amore, davanti a Cristo presente nel Santissimo Sacramento». Per conoscere meglio l’Aep si può consultare il sito http://www.adorazioneperpetua.it/
In pochi anni l’adorazione perpetua si è diffusa in varie regioni d’Italia, e anche la Toscana conta ormai cinque chiese in cui viene praticata.

Donoratico: parrocchia S. Bernardo Abate (via Matteotti, 23 - tel. 0565/775064)

Lamporecchio: parrocchia Santo Stefano (via Santo Stefano, 4 - tel. 0573 82079)

Pistoia: parrocchia S. Paolo Apostolo (via della Rosa, 39 - tel. 0573 20291)

Prato: parrocchia di S. Paolo (via di San Paolo, 220 - tel. 0574 36937)

Scandicci: parrocchia Santa Maria a Scandicci (piazza Benini, 1 - tel. 055 250178)



sabato 8 ottobre 2011

" PREGATE IL PADRONE DELLA MESSE PERCHE' MANDI OPERAI ! "

Pregate il padrone della messe


“Pregate il padrone della messe che mandi
operai!”. Ciò significa: la messe c’è, ma Dio
vuole servirsi degli uomini, perché essa venga
portata nel granaio.

Dio ha bisogno di uomini.
Ha bisogno di persone che dicano: Sì, io
sono disposto a diventare il Tuo operaio per
la messe, sono disposto ad aiutare affinché
questa messe che sta maturando nei cuori degli
uomini possa veramente entrare nei granai
dell’eternità e diventare perenne comunione
divina di gioia e di amore.
“Pregate il padrone della messe!”. Questo
vuol dire anche: non possiamo semplicemente
“produrre” vocazioni, esse devono venire
da Dio.

Non possiamo, come forse in altre professioni, per mezzo di una propaganda ben
mirata, mediante, per così dire, strategie adeguate, semplicemente reclutare delle
 persone.

La chiamata, partendo dal cuore di Dio, devesempre trovare la via al cuore dell’uomo.
 E tuttavia: proprio perché arrivi nei cuori degli uomini è necessaria anche la nostra collaborazione.

 Chiederlo al padrone della messe significa certamente innanzitutto pregare per questo,
scuotere il suo cuore e dire:

“Fallo per favore! Risveglia gli uomini! Accendi in loro l’entusiasmoe la gioia per il


Vangelo! Fa’ loro capire che questo è il tesoro più prezioso di ogni altro tesoro e che


 colui che l’ha scoperto deve trasmetterlo!”.


Noi scuotiamo il cuore di Dio. Ma il pregare Dio non si realizza soltanto mediante parole
di preghiera; comporta anche un mutamento della parola in azione, affinché dal nostro
cuore orante scocchi poi la scintilla della gioia in Dio, della gioia per il Vangelo, e susciti
in altri cuori la disponibilità a dire un loro “sì”.
Come persone di preghiera, colme della Sua luce, raggiungiamo gli altri e, coinvolgendoli
nella nostra preghiera, li facciamo entrare nel raggio della presenza di Dio, il quale farà
poila sua parte.

In questo senso vogliamo sempre di nuovo pregare il Padrone della messe,
scuotere il suo cuore, e con Dio toccare nella nostra preghiera anche i cuori degli uomini,
perché Egli, secondo la sua volontà, vi faccia maturare il “sì”, la disponibilità; la costanza,
attraverso tutte le confusioni del tempo, attraverso il calore della giornata ed anche
attraverso il buio della notte, di perseverare fedelmente nel servizio, traendo proprio da
esso continuamente la consapevolezza che - anche se faticoso - questo sforzo è bello, è
utile, perché conduce all’essenziale, ad ottenere cioè che gli uomini ricevano ciò che attendono: la luce di Dio e l’amore di Dio.






Lu nel Monferrato: una storia oggi poco conosciuta


Ci rechiamo nel piccolo paese di Lu nell’Italia
del nord, una località che conta solo 1200
abitanti e che si trova in una regione rurale a 90 km
 ad est di Torino in provincia di Alessandria. Questo
piccolo paese sarebbe rimasto sconosciuto se
nel 1881 alcune madri di famiglia non avessero
preso una decisione che avrebbe avuto
delle ‘grandi ripercussioni’.

Molte di queste mamme avevano nel cuore
il desiderio di vedere uno dei loro figli diventare
sacerdote o una delle loro figlie impegnarsi
totalmente al servizio del Signore.
Presero dunque a riunirsi tutti i martedì per
l’adorazione del Santissimo Sacramento,
sotto la guida del loro parroco, Monsignor
Alessandro Canora, e a pregare per le vocazioni.

Tutte le prime domeniche del mese
ricevevano la Comunione con questa intenzione.
Dopo la Messa tutte le mamme pregavano
insieme per chiedere delle vocazioni
sacerdotali.
Grazie alla preghiera piena di fiducia di queste
madri e all’apertura di cuore di questi
genitori, le famiglie vivevano in un clima di
pace, di serenità e di devozione gioiosa che
permise ai loro figli di discernere molto più
facilmente la loro chiamata.






Questa foto è unica nella storia della Chiesa cattolica. Dal 1 al 4 settembre 1946
una gran parte dei 323 sacerdoti, religiosi e religiose provenienti da Lu si ritrovarono nel loro paese. 
Questo incontro ebbe una risonanza nel mondo intero.

Quando il Signore ha detto: “Molti sono
chiamati, ma pochi eletti” (Mt 22,14), bisogna
comprenderlo in questo modo: molti saranno
chiamati, ma pochi risponderanno. Nessuno
avrebbe pensato che il Signore avrebbe esaudito
così largamente la preghiera di queste
mamme.

Da questo piccolo paese sono uscite 323
vocazioni alla vita consacrata (trecentoventitre!):
152 sacerdoti (e religiosi) e 171 religiose
appartenenti a 41 diverse congregazioni. In
alcune famiglie ci sono state qualche volta
anche tre o quattro vocazioni.

L’esempio più
conosciuto è quello della famiglia Rinaldi. Il
Signore chiamò sette figli di questa famiglia.
Due figlie entrarono tra le suore salesiane
e, mandate a Santo Domingo, furono delle
coraggiose pioniere e missionarie. Tra i maschi,
cinque diventarono sacerdoti salesiani.
Il più conosciuto dei cinque fratelli, Filippo
Rinaldi, fu il terzo successore di don Bosco,
beatificato da Giovanni Paolo II il 29 aprile
1990. In effetti, molti giovani entrarono tra
i salesiani. Non è un caso dal momento che
don Bosco nella sua vita si recò quattro volte
a Lu. Il santo partecipò alla prima Messa di
Filippo Rinaldi, suo figlio spirituale, nel suo
paese natio.

Filippo amava molto ricordare
la fede delle famiglie di Lu: “Una fede che
faceva dire ai nostri genitori: il Signore ci
ha donato dei figli e se Egli li chiama noi non
possiamo certo dire di no!”.
Luigi Borghina e Pietro Rota vissero la spiritualità
di don Bosco in modo così fedele
che furono chiamati l’uno “il don Bosco del
Brasile” e l’altro “il don Bosco della Valtellina”.

Anche Mons. Evasio Colli, arcivescovo
di Parma, veniva da Lu (Alessandria).
Di lui disse Giovanni XXIII: “Lui sarebbe
dovuto diventare papa, non io. Aveva tutto
per diventare un grande papa”.

Ogni 10 anni, tutti i sacerdoti e le religiose
ancora in vita si radunano nel loro paese
di origine giungendo da tutto il mondo. Don
Mario Meda, per lunghi anni parroco a Lu,
ha raccontato come questo incontro sia in
realtà una vera e propria festa, una festa di
ringraziamento a Dio per aver fatto grandi
cose a Lu.
La preghiera che le madri di famiglia recitavano a Lu,
era breve, semplice e profonda:
.
“Signore, fa che uno dei miei figli diventi sacerdote!
Io stessa voglio vivere da buona cristiana
e voglio portare i miei figli al bene per ottenere la
grazia di poterti offrire, Signore, un sacerdote santo.
 Amen”.









CRESCE LA DIFFUSIONE DELLA ADORAZIONE EUCARISTICA

La “diffusione” dell’Adorazione Eucaristica nel mondo

di don Carlo Targhetta
ROMA, lunedì, 2 maggio 2011 (ZENIT.org).- Sembra che un paese della campagna veneta, radicato nel suo mondo tradizionale, non sia l’osservatorio più adatto per analizzare in diretta lo svolgersi degli avvenimenti del mondo, tanto più quando si tratta di quegli avvenimenti che la società, distratta da ben altri interessi, evita di mettere in rilievo. Eppure, per vie strane e misteriose, lampi di conoscenza svelano panorami lontani, ma così familiari a noi che crediamo, le chiamerei prospettive di vitalità che ci parlano di una fede che unisce come una grande rete coloro che credono, a qualunque nazione appartengano.
L’interesse per l’adorazione a Cristo Signore nell’Eucaristia è diventata in me un interesse e una esigenza apostolica dal giorno in cui mi sono accorto che questo atto di fede non era un’utopia legata a tempi ormai tramontati, ma una pratica in sintonia con la sensibilità dei giovani. Negli anni ’80, quando tutto sembrava ancora irrimediabilmente perduto per ciò che riguardava il rapporto tra i giovani e la fede, sono stato travolto dall’esperienza di una veglia di tutta una notte in mezzo a loro nel silenzio della montagna. In quella occasione compresi che l’adorazione non era più una pratica legata ad una tradizione del passato, ma era una via nuova, diretta ed intima, per scoprire l’amore di Cristo nostro Salvatore: quei giovani, che non avevano conosciuto le consuetudini del mondo cristiano tradizionale, provavano come una bella novità questo incontro con Cristo Eucaristico.
Qualche tempo dopo, ebbi l’occasione di verificare che tutto ciò non era una moda passeggera ma uno stile di vita che coinvolgeva e trasformava tante persone anche a lunga distanza. Mentre parlavo con un amico di questa bella realtà, quasi orgoglioso di questa scoperta, egli mi disse che quello che a me, nel mio mondo, sembrava straordinario, era invece normale altrove. E mi diede il primo spunto per scoprire la diffusione dell’adorazione nel mondo. Egli mi raccontava di una sua permanenza in Irlanda e di come in quella terra l’Adorazione fosse diffusa nella varie parrocchie anche come adorazione notturna. In giorni in cui la neve e la pioggia rendevano più difficoltosa la presenza dei fedeli – mi raccontava – non solo il singolo ma tutta la famiglia si coinvolgeva nel superamento delle difficoltà così che, alla fine gli adoratori erano più numerosi in quelle serate difficoltose che non nelle serate normali.
Questo apriva i miei orizzonti e intuii che l’Adorazione Eucaristica si era fatta strada nel mondo in modo silenzioso ma efficace e che probabilmente era entrata nell’intimità feriale di tante e tante comunità cristiane, proprio in quell’intimità che non compare nella cronaca ufficiale ma che crea la fecondità della fede. A tutt’oggi, lo devo confessare, sono ben lontano dal conoscere la diffusione dell’Adorazione Eucaristica nei cinque continenti. Si, di quel tipo di conoscenza fatta di cifre, di dati, di percentuali non saprei dirvi, ma dell’esperienza di tante testimonianze che, per vie sempre più misteriose, mi giungono dall’America Latina, dall’Africa e all’Asia, di queste storie di fede potrei raccontarvene a migliaia…
Come quella di amici che mi raccontavano di un piccolo centro rurale sperduto tra le montagne del nord-est della Colombia, dove la gente dopo aver fatto esperienza della bellezza dello stare con Cristo nell’intimità dell’Adorazione Eucaristica, venutisi a trovare spodestati per motivi di sicurezza da questa possibilità di adorare, continuavano con una fedeltà umanamente inaudita a piegare le ginocchia davanti alle porte chiuse della chiesa nel desiderio di continuare quell’esperienza con Colui che sapevano bene essere presente in quel tempio… Probabilmente la nostra vecchia bella Europa ha bisogno di una bella scossa anche in questo senso.
Credo non sia un caso che il Papa abbia voluto che nelle grandi GMG ci fosse sempre la notte dell’adorazione… e da lui raccogliamo il commento di questa esperienza, come della più commovente e feconda di tutto l’evento. Migliaia e migliaia di giovani davanti al Signore senza intermediari, nel silenzio, in Germania, in Australia e in Spagna  ci parlano di una società che ha ancora la forza di cercare una guida e una luce in Cristo Signore al quale solo dobbiamo la nostra Adorazione e dal quale solo riceviamo ogni grazia e benedizione.

mercoledì 5 ottobre 2011

2 DOMANDE A PROPOSITO DELL'EUCARESTIA:PERCHE' DIO PERMETTE TANTI SACRILEGI E FA TANTI MIRACOLI ATTORNO ALL'EUCARESTIA?

Un corrispondente gentile mi ha posto, per lettera, una domanda che mi sembra sia molto intelligente, e spero che la mia risposta a lui possa giovare a tanti altri.
La domanda è questa: "Padre Giorgio mi può dire perché Dio permette tanti sacrilegi attorno all'Eucaristia?
E poi perché Gesù stesso ai nostri sacrilegi, alle nostre trascuratezze, alle nostre freddezze o addirittura mancanze di fede reagisce con i suoi miracoli straordinari eucaristici?".
La mia risposta può essere la seguente.
La Santa Eucaristia è, per eccellenza, il mistero della fede.  Solo la fede permette di penetrare nella luce soprannaturale del mistero, che è una realtà così piena di luce che noi non riusciamo a vedere tutta, sino in fondo.  Ma c'è.
Dio ci diffonde le sue luci, in verità, attraverso le ombre, una specie di velo, per preservare dall'accecamento gli occhi troppo deboli nella nostra anima.
Dio non vuole ingannare coloro che illumina.  Noi non Potremo contemplare il suo splendore faccia a faccia sin quando il nostro sguardo soprannaturale non sarà stato sufficientemente preparato a percepirlo.
Nell'attesa, per gli uomini pellegrini di quaggiù, il Signore si nasconde sotto dei segni, quello della Chiesa, quello dei sacerdoti, quello in particolare del Santissimo Sacramento verso il quale tutti gli altri convergono, come al loro culmine.
Gesù ha detto a S. Tommaso incredulo: "Beati coloro che pur non avendo veduto, hanno creduto" (Gv. 20/ 29).
Ma Gesù conosce la nostra debolezza e come Tommaso, facciamo fatica a credere, anzi a volte siamo proprio dei poveri, pieni di dubbi, stanchi ed esitanti ed invece di superare le eventuali difficoltà, ci impelaghiamo nel mistero come su una pietra d'inciampo.
È per dissipare la nostra poca fede che Gesù/ nella sua pietà, ci aiuta allora coi miracoli.
Sempre lo stesso, ieri, oggi e sempre.  Egli elargisce con il suo cuore ancora a coloro che camminano quaggiù nella notte dell'ignoranza e del dubbio e a coloro che rischiano d'inciampare.
Non possiamo quindi disprezzare i miracoli eucaristici attraverso i quali il Signore si degna di mostrarci che al di là delle specie sacramentali, cioè del pane e del vino, c'è proprio lui col suo Corpo, col suo Sangue, con la sua anima e con la sua divinità.
Gli angeli del cielo non dubitano della verità del Corpo e del Sangue del Cristo nel Santissimo Sacramento, perché il loro sguardo è puro e dunque incontaminato.
I nostri occhi, al contrario, sono quelli di peccatori a cui i peccati annebbiano la vista.
Ora rifiutare i miracoli che Gesù compie per sostenere la nostra fede e alimentare il nostro amore, sarebbe disprezzare la divina misericordia che ha pietà della nostra miseria e debolezza.
È il Signore stesso che in quel momento agisce.
È il Padre celeste che glorifica il suo Figlio perché noi crediamo in Lui e possiamo proclamare con grande voce nel cielo sino agli estremi confini della terra:
“Degno è l'Agnello immolato sui nostri altari di ricevere la potenza, l'onore, la gloria e la benedizione!” (Ap. 5, 1 3).
Perciò narrando i miracoli eucaristici che riferiscono le meraviglie compiute dall'Eucaristia lungo i secoli, ho ritenuto non solamente corroborare la fede vacillante di alcuni fratelli, ma anche e soprattutto glorificare Dio, sempre vivo e ardente fra noi!  Se non temessi di mostrarmi un poco di buono, come vorrei esclamare con il profeta: “II cuore mio e la mia carne esultano in Dio vivo!”.
E come vorrei agguagliare lo zelo del mio caro San Filippo Neri che, in estasi, ardeva e tremava tutto quando il solo pensiero di Gesù Eucaristia gli attraversava la mente!
Pensiamo a tutte le notti eucaristiche del Santo Curato d'Ars, a San Pier Giuliano Eymard e di tutti gli altri “figli della luce” che hanno attinto luce, forza, amore da Gesù Eucaristia.  Diventeremo noi uguali a loro?
Prendiamo, prendiamo la loro fiaccola e accendiamola al fuoco dell'amore; prendiamo la loro anfora e riempiamola all'acqua viva della salvezza!
Gesù è infatti una fonte in attesa di mille seti...
Egli vuole riempire le nostre mani, fatte a coppa, con la sua acqua chiara e vergine; Egli vuole dissetare le anime nostre, fatte a conchiglia, con il torrente d'acqua fresca e pullulante di grazia...
LEGGI TUTTO  : MIRACOLI EUCARISTICI  DI  FIRENZE